In rete per sconfiggere la violenza domestica
I risultati dei centri antiviolenza: accoglienza e tutela a oltre cento donne all’anno
SONO NUMERI pesanti e intollerabili perché dietro i numeri ci sono persone che talvolta per molti anni si sono viste togliere una delle libertà più intime, quella di non subire violenze nella propria casa, per mano dei propri cari, nella maggior pane dei casi mariti, compagni o ex, ma anche padri e fratelli. Sono quei volti che diventano noti solo quando diventano le ennesime vittime della violenza domestica. E se il dato nazionale parla solo per quest’anno di 116 donne uccise – con il triste primato di essere la prima causa di morte nella fascia tra i 16 e i 44 anni – la nostra provincia non può essere considerata un’isola felice solo perché qui, nel 2012, non ne hanno ammazzata nessuna.
E’ un lavoro prezioso, costante e ormai consolidato – ma con sempre meno risorse pubbliche a disposizione, nonostante la grancassa mediática dell’allarme sociale per l’escalation degli assassini di donne – quello dei due centri antiviolenza pistoiesi: Aiutodonna (attivo dal 2006), che fa capo al Comune del capoluogo; Liberetutte dell’associazione 365giornialfemminile, operante dal 2004, che ha sede a Montecatini. Si stenterà a crederlo ma in meno di 10 anni hanno dato ascolto e sostegno a ben 856 donne (381 il primo, 475 il secondo che offre anche una casa rifugio per le situazioni più a rischio). In media più di cento donne all’anno.
In Provincia, la Consigliera di parità, avvocato Chiara Mazzeo, ha stilato un bilancio sulla loro attività (tutti i dati sono nel bilancio sui centri antiviolenza della Regione Toscana), come a voler sottolineare che solo attraverso questa opera concreta – messa in campo da operatrici formatesi negli anni e con una notevole esperienza – si può non solo intervenire in aiuto delle vittime di violenza e dei loro figli, ma anche svolgere un’azione di prevenzione tentando di modificare l’ancestrale giustificazione che sotto traccia tuttora si dà al potere dell’uomo sulla donna, giustificato da un eccesso di passionalità che non avrebbe più ragione di esistere.
Oltre due ore di interventi (oltre a Mazzeo, Marianna Menicaccì presidente della commissione pari opportunità della Provincia, Federica Taddei, funzionaria del Comune responsabile di Aiutodonna, Giovanna Sottosanti, responsabile del centro antiviolenza Liberetutte). Mazzeo chiede che venga approvata un protocollo provinciale (Pistoia e in ritardo rispetto ad altre realtà toscane) che recepisca i punti cardine della legge regionale, la 59 del 2007, in materia di lotta contro le violenze di genere (e lo stalking) per organizzare e coordinare gli interventi di tutti i soggetti chiamati a dare il roprio contributo: procura della Repubblica, forze dell’ordine, servizi sociali, enti pubblici fino agli stessi centri antiviolenza, cardine di questa rete che dovrebbe diventare ancora più efficace.
FATTO STA che quanto scritto sulla carta – leggi regionali e nazionali, ma anche la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza domestica sottoscritta il 27 settembre scorso dal ministro Elsa Fornero – rischia di non avere gambe se non c’è chi Io traduce in pratica. I finanziamenti sono sempre più esigui: le risorse a disposizione di Aiutodonna in 5 anni anni sono calate da 300mila a 30mila euro. Un prosciugamento di risorse che imporrà probabilmente anche di rivedere la necessità di mantenere due centri antiviolenza nella stessa provincia e il ruolo che potrà continuare ad avere nella gestione diretta il Comune rispetto al privato sociale.
di Cri.P.