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C’è chi possiede il pollice verde e chi sostiene di avere quello nero, che non è un dito schiacciato dentro lo sportello di una macchina, bensì la negazione totale all’arte del giardinaggio. Io non credo che ci sia qualcuno negato dalla nascita: il rapporto con le piante e la natura può non scaturire spontaneo, ma si apprende facilmente con un po’ di applicazione e molto amore.
Non ci sono predisposizioni così malevole che ti fanno incenerire una pianta con lo sguardo: eppure veniamo da una cultura così ricca di pregiudizi da farci credere per molto tempo che una donna, durante il periodo mestruale, non doveva neanche avvicinarsi a qualcosa di verde perché ne avrebbe pregiudicato la crescita per sempre.
Adesso, nello sterminato panorama di vivaisti e giardinieri, ho scoperto con gioia che esiste anche un’associazione di donne produttrici di piante di qualità: la loro ditta si chiama Pollici Rosa, coltivano personalmente (immagino anche in “quei giorni”) un’interessante gamma di piante da giardino in un ottimo rapporto qualità prezzo.
E se acquistate, anche on line (www.pollicirosa.com), nel settore Piante delle donne, grazie alla campagna Adotta una zolla fiorita, potrete aiutare il Centro Antiviolenza Liberetutte che sostiene le donne vittime di violenza intra-familiare.
I Pollici Rosa si trovano nel triangolo d’oro del vivaismo italiano, nel Pistoiese. Un nome tra tutti: Rose Barni, il cui catalogo ha fatto sognare più di un collezionista.
I Barni sono nati come vivaisti nel 1882, con la vendita di ortaggi, viti e piante ornamentali. Importavano anche esemplari da tutta Europa per abbellire i giardini toscani.
A partire dal 1935, le sanzioni contro l’Italia proibirono il commercio di piante provenienti da Belgio e Francia, tradizionali Paesi produttori di rose.
Così, Pietro Barni e suo figlio Vittorio si dedicarono alla coltivazione autoctona di questo fiore con un successo tale da trasformarsi in poco tempo nei più importanti creatori italiani di rose. Questo è uno dei pochi casi in cui non si può dar torto a chi afferma che il fascismo ha fatto qualcosa di buono, del tutto involontariamente, ma è successo.
Oggi, Beatrice, nipote di questa nobile stirpe di ibridatori, continua l’arte di creare nuove rose.
Una professionalità affascinante e misteriosa che avvicina lo sperimentatore a una divinità iper-creativa capace, per magia, di far nascere ogni anno nuove combinazioni di fiori.
Voci di corridoio, o meglio di vivaio, mi assicurano che le nuove nate del 2013 sono straordinarie.
Fra tutte spiccherà un ibrido dedicato a Mariangela Melato, omaggio perfetto e dovuto a questa gran donna che ha lasciato un vuoto nel cuore di tutti noi. In attesa di questa novità, possiamo piantare qualche Rita Levi Montalcini, o una candida Monna Lisa.