Giuste le norme più severe, ma non bastano

Giuste le norme più severe, ma non bastano

 

La Consigliera di parità sul recente decreto: «Servirebbe una legge organica»

ANCHE la procura di Pistoia ha già applicato le norme del recente decreto che inasprisce i provvedimenti nei casi di maltrattamenti, ma anche di persecuzione, che sempre più spesso purtroppo sfociano in omicidi, vittime le donne. In particolare è stato utilizzato lo strumento dell’arresto immediato.

Una riflessione sugli effetti di questo pacchetto di nuove norme arriva dalla Consigliera di parità della nostra provincia, l’avvocato Chiara Mazzeo.

«Sarebbe opportuna — premette Mazzeo — una legge organica sulla violenza domestica sul modello spagnolo e non l’ennesimo intervento che, come nel caso del decreto legge sullo stalking del 23 febbraio 2009, poi convertito, colma solo alcune lacune e lascia aperte delle voragini. In attesa di verificare se e come verrà convertito in legge — aggiunge però Mazzeo—questo decreto reca alcune novità positive. In primis l’arresto obbligatorio in flagranza di reato di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, che ha un immediato effetto deterrente, ancor

più laddove è conseguita l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa».

«Alla persona offesa del reato di maltrattamenti in famiglia — rimarca ancora la Consigliera — deve essere notificato l’avviso della richiesta di archiviazione anche se la stessa non lo ha richiesto espressamente nell’atto di denunzia-querela: anche in questo caso si è voluto rimediare a una stortura del sistema perché sino a oggi la persona offesa che denunziava senza l’assistenza di un legale era solita omettere di formalizzare questa richiesta e, pertanto, il relativo procedimento ben poteva essere archiviato a sua insaputa».

MAZZEO fa anche notare che «viene codificata per la prima volta la violenza cosiddetta assistito, attraverso l’inasprimento della pena nel caso che il reato di maltrattamenti avvenga in presenza di minorenni, che finalmente sono riconosciute come vittime sia pure indirette della violenza domestica (e pacifico, infatti, che i bambini cresciuti in famiglie violente hanno un rischio più alto di problemi comportamentali)».

Esistono però, secondo Chiara Mazzeo, delle lacune di non poco conto: «Sotto il profilo procedurale vi sono però deue gravi dimenticanze come ad esempio l’aver omesso di prevedere l’esame anticipato della vittima di maltrattamenti e stalking attraverso lo strumento processuale denominato incidente probatorio che, oltre a garantire la genuinità della testimonianza, eviterebbe alla vittima di ripercorrere a distanza di anni fatti per lei traumatici che vorrebbe rimuovere. Desta molte perplessità, inoltre, la scelta del legislatore di rendere irrevocabile la querela per stalking cosicché la vittima che denunzia il suo persecutore non potrà mai sottrarsi al processo».

«TEMO — prosegue Mazzeo — che questo porterà a formalizzare meno denunzie rispetto al passato con evidente fallimento delle finalità di questo decreto. Lo dico perché, anche grazie all’esperienza accumulata in questi anni con Postit (la postazione antistalking attiva in provincia), il più delle volte la vittima di stalking non vuole affrontare il processo ma solo ottenere la cessazione dell’attività persecutoria che in alcuni casi avviene anche solo attraverso l’ammonimento del questore e in alln casi una volta applicata allo stalker la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima che viene disposta nell’immediatezza del fatti e, dunque, molto prima dell’avvio del processo penale».

«Infine — conclude la Consigliera di parità — dal punto di vista della prevenzione questo decreto delude molto quando, oltre alle belle affermazioni di principio (la diffusione della cultura del rispetto di genere ecc) non interviene a garantire l’esistenza dei centri antiviolenza con relative case rifugio che ahimè stanno chiudendo per mancanza di fondi anche nella virtuosa realtà toscana e che costituiscono l’unica e sola speranza di salvezza per tutte le donne uccise dal proprio ex compagno».

 

L’ASSOCIAZIONE «BLU SUBMARINE» IN PROFONDITÀ A SOSTEGNO DI «365GIORNIALFEMMINILE»

Immersione rosa in aiuto delle mamme in difficoltà

SI VA PER MARE per dire «Mai più volenza sulle donne». Giù, in profondila, con muta, pinne e boccagli in un’immersione lunga quasi un’ora che coinvolge le donne. «Salperà» domenica da Livorno stavolta il «Gommone rosa», l’iniziativa di sensibilizzazione lanciata a sostegno di Amnesty International dall’istruttore subacqueo Padi Claudio Tovani. Nato come un tour annuale che tocca le tappe marine d’Italia, tra due giorni il gommone arriverà a Livorno, dopo aver fatto sosta all’isola d’Elba, per sposare la causa dell’associazione pistoiese «365giornialfemminile», la onlus con sede a Montecatini Terme attiva sul territorio nel reinserimento di mamme con figli minori, alla quale sarà destinata la raccolta fondi che si svolgerà domenica. Ad organizzare l’iniziativa è l’associazione sportiva, pistoiese anche questa, Blu Submarine, che ha coinvolto circa 25 subacquei dei quali, al momento, nove sono donne.

«L’iniziativa prende corpo — spiega Marco Mancinelli, vice presidente dell’associazione — se c’è la partecipazione di almeno cinque donne. Per questa immersione abbiamo avuto un’ottima risposta e una grande dimostrazione di interesse da parte dei subacquei che abitano in questa zona. Non servono grosse esperienze di immersione per partecipare, anche se essere i n possesso di un brevetto è raccomandato. Dopo l’immersione, aperitivo per i partecipanti e la spiegazione delle attività del ‘Gommone rosa’ che dell’associazione «365giornialfemminile». In questi giorni che precedono la riapertura delle scuole «365giornialfemminile» onlus è particolarmente impegnata al reinscrimento di vari nuclei di mamme con figli minori che frequenteranno le scuole del territorio. «I fondi che verranno raccolti domenica — spiega Giovanna Sottosanti, presidente dell’associazione — contribuiranno al sostegno del percorso scolastico dei ragazzi ospiti dell’associazione».

 

di Linda Meoni

 

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